Una narrazione perlopiù molto fluida. La capacità di Cappelli di rendere
quasi tridimensionale il sogno di quanti erano giovani negli anni ’60 in un
meridione asfittico e provinciale. Alcuni personaggi forse appaiono un po’ stereotipati,
ma fondamentalmente veri, probabilmente già incontrati nella storia familiare
di ciascuno di noi. E’ un romanzo di formazione carico di ironia e mai grave. E
se nella seconda parte ci si imbatte in alcuni espedienti gigioneschi e a
tratti eccessivi, nulla questi tolgono ad una storia che mantiene costantemente
desto l’interesse per le vicende di Carlino di Lontrone. Fino al
quasi-colpo-di-scena.
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