Passata la sbornia delle celebrazioni dell'unità italiana, ecco un nuovo banco di prova per la coesione nazionale di fronte alla minaccia dell'invasore straniero. Non si tratta certo di un' invasione militare, bensì dell'ennesimo tentativo dei vicini transalpini di colonizzare la nostra economia: i francesi di Lactalis, già proprietari di notissimi marchi quali Galbani, Locatelli, Invernizzi e l'intramontabile Fruttolo (solo per citarne alcuni) ha messo gli occhi su Parmalat, e sta in questi giorni rastrellando azioni in vista dell'imminente rinnovo del CdA. Che uno dei nostri più importanti asset produttivi sia oggetto di mire espansionistiche è legittimo; a preoccupare sono piuttosto le alte probabilità di successo dell'operazione, dato che la voce "politiche industriali" è da sempre fuori dall'agenda del governo e che chi dovrebbe avere un moto d'orgoglio si limita a dichiarazioni di intenti del tipo "non bisogna essere solo preda dei capitali stranieri" (Emma Marcegaglia, dichiarazione di oggi), salvo poi perpetrare la strategia del braccino corto (per una versione meno prosaica e più competente si consiglia la lettura di questo). A suffragare tale scetticismo, le vicende economiche degli ultimi anni, in cui l'Italia si è rivelata, specie per i cugini d'oltralpe, un comodo e conveniente centro commerciale: il gruppo Louis Vuitton ha acquistato i marchi Fendi e Bulgari, Airfrance il 25% della nuova Alitalia, Crédit Agricole (oltre a detenere una partecipazione rilevante in Intesa San Paolo), opera in Italia attraverso due dei più importanti intermediari rispettivamente nel campo del risparmio gestito (Amundi Sgr) e credito al consumo (Agos), e, en passant, possiede anche Cariparma. Altri esempi? Edison - Edf e, sempre di questi giorni, le avances di Groupama - a capo degli stranieri di Mediobanca - alla famiglia Ligresti, per entrare pesantemente nel capitale di Fondiaria-Sai attraverso Premafin; avances respinte dai Ligresti con l'appoggio esterno dalla Consob, ma pare che lo stalking possa continuare. Nel frattempo si avverte sempre più l'esigenza di una politica industriale decente, capace di ridare dignità al lavoro ed una spinta propulsiva all'innovazione. Toc toc: c'è nessuno?
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